Cosa è l'Universal Design for Learning?
Cosa è l'UDL - Universal Design for Learning?
In questi ultimi anni nel mondo della scuola, dell’università, dell’istruzione e della formazione, l’evoluzione dei concetti di normalità, disabilità, individualità e inclusione scolastica da una parte e i progressi nel mondo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione dall’altra, hanno trasformato il nostro modo di vedere e pensare le diversità individuali.
Tale evoluzione è stata sostenuta, oltre che dall’ICF - International Classification of Functioning, Disability and Health già citato, anche da anche da documenti internazionali di grande interesse come la Convenzione dei diritti delle persone con disabilità, la Strategia europea sulla disabilità 2010/2020 e, in Italia, da innovazioni normative come quella relativa ai BES - Bisogni Educativi Speciali.
In questo nuovo orientamento di rispetto e globalizzazione dei diritti non solo da parte della psicologia, della pedagogia e della sociologia, ma anche da parte della giurisprudenza internazionale dove le diversità vengono intese non come handicap ma come complesse modulazioni d’individualità da valorizzare, uno degli approcci didattici che merita particolare attenzione è l’UDL-Universal Design for Learning (in italiano anche PUA-Progettazione Universale per l’Apprendimento), un approccio psico-pedagogico che affronta in modo convergente tre grandi sfide dell’insegnamento: la valorizzazione delle diversità, l’educazione inclusiva e l’uso critico e consapevole delle TIC-Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.
L’UDL consente l’attuazione del principio della personalizzazione nella progettazione curricolare e tende a rispettare le diverse individualità e a eliminare l’etichettazione degli studenti (H, DSA, ADHD, BES, ecc.), ancora fortemente radicata nel linguaggio scolastico e universitario attuale che, di fatto, mortifica il concetto stesso d’inclusione e del diritto educativo di ogni persona.
L’UDL-Universal Design for Learning è un quadro di riferimento che trae origine dal concetto di UD-Universal Design e che estende questa visione all’ambito dell’educazione al fine di promuovere la costruzione di percorsi formativi flessibili e accessibili al maggior numero possibile di studenti fin dall’inizio, senza bisogno di adattamenti postumi.
Tale approccio nasce negli Stati Uniti presso il CAST-Center for Applied Special Technology, un’organizzazione no-profit di ricerca e sviluppo fondata da Anne Meyer e David H. Rose nel 1984 e indirizzata all’inizio a proporre, attraverso l’utilizzo delle tecnologie, soluzioni innovative per l’apprendimento degli studenti con disabilità in modalità compensative e dispensative. Grazie ai progressi tecnologici e alla loro diffusione in tutti gli ambiti, il CAST ha ampliato l’orizzonte degli interventi possibili fino a proporre un metodo di azione applicabile a tutti gli studenti, senza alcuna distinzione e senza la necessità di possibili adattamenti in corso d’opera o postumi all’elaborazione dei curriculum.
Il CAST definisce l’UDL-Universal Design for Learning come un insieme di principi e linee guida per lo sviluppo di programmazioni che cercano di dare a tutti gli individui pari opportunità di apprendere. È proposto un modello per la creazione di obiettivi didattici, metodi, materiali e valutazioni che valgono per tutti; quindi non una sola soluzione, una taglia unica per tutti, one-size-fits-all, ma approcci flessibili che possono essere personalizzati e adattati e che favoriscono la partecipazione, il coinvolgimento e l’apprendimento a partire dai bisogni e dalle capacità personali.
In quest’approccio pedagogico vi sono riferimenti alla psicologia cognitiva ed alle ricerche in ambito neuro-scientifico che hanno riconosciuto la diversità cerebrale e la variabilità ed unicità dei processi di apprendimento in ogni individuo simili al DNA o alle impronte digitali, fattori che non possono più essere assolutamente trascurati nell’ambito educativo per tutte le tipologie di studenti.
Di particolare interesse è il riferimento a tre differenti reti cerebrali interconnesse tra loro:
In questi ultimi anni nel mondo della scuola, dell’università, dell’istruzione e della formazione, l’evoluzione dei concetti di normalità, disabilità, individualità e inclusione scolastica da una parte e i progressi nel mondo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione dall’altra, hanno trasformato il nostro modo di vedere e pensare le diversità individuali.
Tale evoluzione è stata sostenuta, oltre che dall’ICF - International Classification of Functioning, Disability and Health già citato, anche da anche da documenti internazionali di grande interesse come la Convenzione dei diritti delle persone con disabilità, la Strategia europea sulla disabilità 2010/2020 e, in Italia, da innovazioni normative come quella relativa ai BES - Bisogni Educativi Speciali.
In questo nuovo orientamento di rispetto e globalizzazione dei diritti non solo da parte della psicologia, della pedagogia e della sociologia, ma anche da parte della giurisprudenza internazionale dove le diversità vengono intese non come handicap ma come complesse modulazioni d’individualità da valorizzare, uno degli approcci didattici che merita particolare attenzione è l’UDL-Universal Design for Learning (in italiano anche PUA-Progettazione Universale per l’Apprendimento), un approccio psico-pedagogico che affronta in modo convergente tre grandi sfide dell’insegnamento: la valorizzazione delle diversità, l’educazione inclusiva e l’uso critico e consapevole delle TIC-Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione.
L’UDL consente l’attuazione del principio della personalizzazione nella progettazione curricolare e tende a rispettare le diverse individualità e a eliminare l’etichettazione degli studenti (H, DSA, ADHD, BES, ecc.), ancora fortemente radicata nel linguaggio scolastico e universitario attuale che, di fatto, mortifica il concetto stesso d’inclusione e del diritto educativo di ogni persona.
L’UDL-Universal Design for Learning è un quadro di riferimento che trae origine dal concetto di UD-Universal Design e che estende questa visione all’ambito dell’educazione al fine di promuovere la costruzione di percorsi formativi flessibili e accessibili al maggior numero possibile di studenti fin dall’inizio, senza bisogno di adattamenti postumi.
Tale approccio nasce negli Stati Uniti presso il CAST-Center for Applied Special Technology, un’organizzazione no-profit di ricerca e sviluppo fondata da Anne Meyer e David H. Rose nel 1984 e indirizzata all’inizio a proporre, attraverso l’utilizzo delle tecnologie, soluzioni innovative per l’apprendimento degli studenti con disabilità in modalità compensative e dispensative. Grazie ai progressi tecnologici e alla loro diffusione in tutti gli ambiti, il CAST ha ampliato l’orizzonte degli interventi possibili fino a proporre un metodo di azione applicabile a tutti gli studenti, senza alcuna distinzione e senza la necessità di possibili adattamenti in corso d’opera o postumi all’elaborazione dei curriculum.
Il CAST definisce l’UDL-Universal Design for Learning come un insieme di principi e linee guida per lo sviluppo di programmazioni che cercano di dare a tutti gli individui pari opportunità di apprendere. È proposto un modello per la creazione di obiettivi didattici, metodi, materiali e valutazioni che valgono per tutti; quindi non una sola soluzione, una taglia unica per tutti, one-size-fits-all, ma approcci flessibili che possono essere personalizzati e adattati e che favoriscono la partecipazione, il coinvolgimento e l’apprendimento a partire dai bisogni e dalle capacità personali.
In quest’approccio pedagogico vi sono riferimenti alla psicologia cognitiva ed alle ricerche in ambito neuro-scientifico che hanno riconosciuto la diversità cerebrale e la variabilità ed unicità dei processi di apprendimento in ogni individuo simili al DNA o alle impronte digitali, fattori che non possono più essere assolutamente trascurati nell’ambito educativo per tutte le tipologie di studenti.
Di particolare interesse è il riferimento a tre differenti reti cerebrali interconnesse tra loro:
- reti di riconoscimento, il “cosa dell’apprendimento”, implicate nei processi di acquisizione e riconoscimento delle informazioni;
- reti strategiche, il “come dell’apprendimento”, implicate nei processi di elaborazione ed espressione delle informazioni;
- e reti affettive, il “perché dell’apprendimento”, implicate nel coinvolgimento emotivo e nell’assegnazione di significato personale alle informazioni elaborate.
Veramente interessante! Scriverò la tesi di laurea sull'UDL e questa presentazione è esaustiva. Realmente fatta bene!
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