I sette principi dell'UD - Universal Design
L'applicazione dei concetti ai principi dell'UD - Universal Design, secondo il Centro ricerche dell’University of North Carolina, considera sette “Principi” fondamentali.
Principio 1 - Equità, uso equo: utilizzabile da chiunque, il progetto è utilizzabile e commerciabile per persone con differenti abilità con queste linee guida:
L’approccio UD - Universal Design è legato e trae nuova ragione d’essere anche dal dibattito che ha portato all’ICF - International Classification of Functioning, Disability and Health, la classificazione del funzionamento, disabilità e della salute promossa dall'OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità.
Si tratta di un documento approvato dalla 54° Assemblea Mondiale della Salute nel 2001 che deriva dalla classificazione ICID del 1980 come classificazione in un unico contesto dei diversi componenti della salute, del funzionamento e della disabilità. Al contrario della classificazione ICD-10 che contiene informazioni sulla diagnosi e sull'eziologia della patologia, la classificazione ICF non contiene riferimenti alla malattia ma si riferisce al solo funzionamento.
L'ICF struttura le informazioni in due parti, ciascuna composta da due componenti:
Inoltre essa non valuta solo la disabilità e l'handicap. Siccome la disabilità è un'interazione con l'ambiente, l'ICF è applicabile a tutte le persone, anche quelle in perfetta salute. Il linguaggio nell'ICF è neutrale rispetto all'eziologia, enfatizzando la "funzione" rispetto al "tipo di malattia". Esso è stato creato appositamente per essere utilizzato a livello internazionale e interculturale con obiettivi molto diversificati, da un utilizzo clinico fino a studi epidemiologici e di politica della salute. Essendo neutrale, il linguaggio utilizzato è stato specificato fin nei minimi dettagli, per chiarire al meglio il significato della terminologia utilizzata nel contesto specifico della valutazione del funzionamento.
In sintesi si può affermare quindi che le finalità dell’UD-Universal Design tendono a “semplificare la vita a tutti” realizzando prodotti, ambienti e comunicazioni universalmente usabili a un costo contenuto (se non addirittura gratuitamente) con benefici per le persone di ogni età e per le diverse forme di disabilità basandosi e approcciandosi su principi di equità e inclusione e producendo benefici che offrono a tutti opportunità di accesso nel rispetto delle individualità e delle peculiarità personali.
L’UD-Universal Design può rappresentare quindi un cambiamento di prospettiva e una riconfigurazione anche nella visione d’insieme del mondo dell’istruzione con ricadute rilevanti soprattutto nelle pratiche educative e nelle strategie didattiche. La sua filosofia tende a garantire, infatti, che servizi e prodotti educativi:
− incontrino i requisiti richiesti dalle normative;
− diano vantaggi non solo alle persone disabili ma a tutti;
− abbiano costi efficienti rendendo più conveniente progettare per un accesso universale piuttosto che modificare una progettazione “standard” per venire incontro a bisogni particolari;
− promuovano l’indipendenza per l’utente.
- prevedere stessi mezzi di uso per tutti gli utilizzatori, identici ove possibile, equivalenti dove non lo sono;
- evitare l’isolamento o la stigmatizzazione di ogni utilizzatore;
- i provvedimenti per la privacy, la sicurezza e l’incolumità dovrebbero essere disponibili in modo equo per tutti gli utilizzatori;
- rendere il design attraente per tutti gli utilizzatori.
- prevedere la scelta nei metodi di utilizzo;
- aiutare l’accesso e l’uso della mano destra e sinistra;
- facilitare l’accuratezza e la precisione dell’utilizzatore;
- prevedere adattabilità nel passo dell’utilizzatore.
- eliminare la complessità non necessaria;
- essere compatibile con le aspettative e l’intuizione dell’utilizzatore;
- prevedere un’ampia gamma di abilità di lingua e di cultura;
- disporre le informazioni in modo congruo con la loro importanza;
- fornire efficaci suggerimenti e feedback durante e dopo il lavoro di completamento.
- uso di differenti modalità (pittoriche, verbali, tattili) per una presentazione ridondante dell’informazione essenziale;
- prevedere un adeguato contrasto tra l’informazione essenziale e il suo intorno;
- massimizzare la leggibilità dell’informazione essenziale;
- differenziare gli elementi nei modi che possono essere descritti (ad esempio rendere facile dare informazioni o disposizioni);
- prevedere compatibilità con una varietà di tecniche o strumenti usati da persone con limitazioni sensoriali.
- organizzare gli elementi per minimizzare i rischi e gli errori: gli elementi più utilizzati, i più accessibili; eliminati, isolati o schermati gli elementi di pericolo;
- prevedere sistemi di avvertimento per pericoli o errori;
- prevedere caratteristiche che mettano in salvo dall’insuccesso;
- disincentivare azioni inconsapevoli nei compiti che richiedono vigilanza.
- permettere all’utilizzatore di mantenere una posizione del corpo neutrale;
- uso ragionevole della forza per l'azionamento;
- minimizzare azioni ripetitive;
- minimizzare lo sforzo fisico prolungato.
- prevedere una chiara visuale degli elementi importanti per ogni utilizzatore seduto o in posizione eretta;
- rendere confortevole il raggiungimento di tutti i componenti ad ogni utilizzatore seduto o in posizione eretta;
- prevedere variazioni nella mano e nella misura della presa;
- prevedere adeguato spazio per l’uso di sistemi di ausilio o assistenza personale;
L’approccio UD - Universal Design è legato e trae nuova ragione d’essere anche dal dibattito che ha portato all’ICF - International Classification of Functioning, Disability and Health, la classificazione del funzionamento, disabilità e della salute promossa dall'OMS - Organizzazione Mondiale della Sanità.
Si tratta di un documento approvato dalla 54° Assemblea Mondiale della Salute nel 2001 che deriva dalla classificazione ICID del 1980 come classificazione in un unico contesto dei diversi componenti della salute, del funzionamento e della disabilità. Al contrario della classificazione ICD-10 che contiene informazioni sulla diagnosi e sull'eziologia della patologia, la classificazione ICF non contiene riferimenti alla malattia ma si riferisce al solo funzionamento.
L'ICF struttura le informazioni in due parti, ciascuna composta da due componenti:
- Parte 1: Funzionamento e Disabilità
- Funzioni e Strutture corporee
- Attività e Partecipazione
- Parte 2: Fattori Contestuali
- Fattori Ambientali
- Fattori Personali.
Inoltre essa non valuta solo la disabilità e l'handicap. Siccome la disabilità è un'interazione con l'ambiente, l'ICF è applicabile a tutte le persone, anche quelle in perfetta salute. Il linguaggio nell'ICF è neutrale rispetto all'eziologia, enfatizzando la "funzione" rispetto al "tipo di malattia". Esso è stato creato appositamente per essere utilizzato a livello internazionale e interculturale con obiettivi molto diversificati, da un utilizzo clinico fino a studi epidemiologici e di politica della salute. Essendo neutrale, il linguaggio utilizzato è stato specificato fin nei minimi dettagli, per chiarire al meglio il significato della terminologia utilizzata nel contesto specifico della valutazione del funzionamento.
In sintesi si può affermare quindi che le finalità dell’UD-Universal Design tendono a “semplificare la vita a tutti” realizzando prodotti, ambienti e comunicazioni universalmente usabili a un costo contenuto (se non addirittura gratuitamente) con benefici per le persone di ogni età e per le diverse forme di disabilità basandosi e approcciandosi su principi di equità e inclusione e producendo benefici che offrono a tutti opportunità di accesso nel rispetto delle individualità e delle peculiarità personali.
L’UD-Universal Design può rappresentare quindi un cambiamento di prospettiva e una riconfigurazione anche nella visione d’insieme del mondo dell’istruzione con ricadute rilevanti soprattutto nelle pratiche educative e nelle strategie didattiche. La sua filosofia tende a garantire, infatti, che servizi e prodotti educativi:
− incontrino i requisiti richiesti dalle normative;
− diano vantaggi non solo alle persone disabili ma a tutti;
− abbiano costi efficienti rendendo più conveniente progettare per un accesso universale piuttosto che modificare una progettazione “standard” per venire incontro a bisogni particolari;
− promuovano l’indipendenza per l’utente.
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